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LA MIA STORIA

CORRERE PER SENTIRSI

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Cristiano Rollo ha sempre corso. Fin da bambino, l'atletica è stata parte della sua vita: dalle prime gare sui 10 chilometri, alla mezza maratona, fino alla classica maratona. Una passione radicata, cresciuta giorno dopo giorno. Con il tempo, il desiderio di spingersi oltre i limiti conosciuti lo ha portato naturalmente verso l'ultramaratona. Dopo aver affrontato circa 50 maratone, Cristiano ha completato le sue prime sette gare da sei ore. Da quel momento si è accesa in lui una scintilla nuova: la bellezza di allungare le distanze, di vivere la corsa come un viaggio interiore prima ancora che una sfida fisica.

 

La svolta definitiva è arrivata nel 2016 con la prima partecipazione alla 100 chilometri del Passatore, una gara leggendaria per ogni ultramaratoneta, ripetuta da Cristiano anche nel 2017. Quel traguardo, conquistato dopo ore di fatica e meraviglia, ha acceso in Cristiano un "interruttore": da lì ha capito che la corsa di lunga distanza sarebbe diventata parte del suo destino. Ma il viaggio era solo all'inizio. Un altro momento cruciale è stato il passaggio alla Nove Colli Running, una corsa di 200 chilometri con un percorso che si snoda su nove colli romagnoli. Un vero salto di categoria, un altro sport ancora. Prepararla e portarla a termine ha dato a Cristiano la consapevolezza di poter puntare alle grandi imprese: le cosiddette "sette sorelle", le gare più dure al mondo.

 

Tra queste sette sfide leggendarie c’è la regina di tutte: la Spartathlon, 250 chilometri da Atene a Sparta, considerata una delle gare più difficili e mitiche. Cristiano l’ha affrontata per la prima volta nel 2018, dopo aver raggiunto tutti i requisiti necessari tra cui il completamento della Nove Colli e l’aver terminato una gara da 100 chilometri sotto un tempo di 10 ore (risultato conseguito nella Cento Chilometri di Seregno). E non si è fermato: l'ha conclusa altre due volte, nel 2022 e nel 2023, e si sta preparando ora alla quarta partecipazione.

Ogni edizione ha raccontato una storia diversa. Una volta (2018) un tornado ha devastato la gara, rendendo la corsa un'epopea sotto la pioggia e il freddo. Un'altra volta (2022) il caldo estremo ha abbattuto la maggior parte degli atleti: dei venti italiani partiti, solo tre hanno raggiunto il traguardo. La Spartathlon non perdona: ogni checkpoint va raggiunto entro limiti rigidissimi, e basta un secondo di ritardo per essere squalificati. Non conta solo la resistenza: serve lucidità, strategia, gestione perfetta delle energie. È una sfida totale.

 

Nel 2019 Cristiano ha partecipato a una delle gare più estreme al mondo, la ASA (Atene-Sparta Atene) concludendola con un tempo di 99 ore. Nel 2022 è stato campione italiano IUTA assoluto della 12 ore grazie al risultato ottenuto nella Ultra Franciacorta. Mentre a febbraio 2025 è stato proclamato campione italiano della 100 km a Porto Recanati per la categoria SM50/54.

 

Quello che spinge Cristiano avanti, più della voglia di arrivare, è l’amore per il viaggio. Ogni chilometro è una trasformazione: un'esperienza mentale intensa che lo porta oltre il dolore, oltre la fatica, in uno stato di trance. Più la sofferenza cresce, più sente di entrare nel vero significato della corsa. Paradossalmente, l'inizio di una gara è il momento più difficile per lui: rompe il fiato lentamente, per poi entrare in una dimensione dove mente e corpo diventano una cosa sola. Nel suo percorso, Cristiano ha imparato che ogni fase della corsa porta stati diversi della mente e del corpo. Intorno ai 270-280 chilometri, racconta, la percezione cambia completamente: si entra in un altro livello di coscienza, si percepiscono persino i confini tra ossa e tendini. In quelle condizioni estreme, ogni emozione viene amplificata: una semplice mosca può sembrare un evento enorme. La sua filosofia si basa su due parole: disciplina ed equilibrio. Disciplina negli allenamenti, anche quando la voglia manca. Equilibrio nell'affrontare vittorie e sconfitte, senza lasciarsi travolgere dall’euforia o dallo sconforto. Prima delle gare, Cristiano si rilassa con semplici attività, come giocare a ping pong con suo figlio: un modo per alleggerire la mente e godersi il momento senza la pressione della prestazione.

 

L'ultramaratona, per Cristiano, non è solo sport: è una metafora della vita. Gli ha cambiato il modo di pensare, di essere uomo, di relazionarsi agli altri. Gli ha insegnato a non avere pregiudizi, a vedere ogni persona come un compagno di viaggio con il proprio carico di fatica e sogni. Ha costruito legami fortissimi, vere amicizie nate dalla condivisione della sofferenza, come quella con un amico fraterno con cui ha corso e vinto le sfide più dure.

Anche nella fatica, il rispetto reciproco è totale. In una gara di ultramaratona, se un atleta cade o cede, gli altri si fermano, anche a costo di perdere posizioni. Perché la corsa estrema non è una sfida contro gli altri, ma con sé stessi. Cristiano ha costruito il suo percorso passo dopo passo, caduta dopo caduta, rinascita dopo rinascita. Ha imparato a gestire i crolli fisici e mentali, a superare le crisi che possono durare ore, a conoscere il proprio corpo come nessun altro. La preparazione è rigorosa: 220-300 chilometri a settimana di allenamento, un'alimentazione calibrata come quella di un atleta professionista, la consapevolezza che il vero traguardo si costruisce ogni giorno, non solo durante la gara.

 

Per Cristiano, l'ultramaratona è una scelta di vita. Richiede passione, determinazione, spirito di sacrificio. Non è uno sport per tutti: chi si avvicina per moda o entusiasmo passeggero, spesso si ferma presto. Serve essere rapiti profondamente dalla corsa, tanto da renderla parte di sé. E in questo viaggio infinito, c’è spazio per una bellezza rara: nell’ultramaratona non esiste distinzione tra uomo e donna. Più la distanza cresce, più le differenze si annullano. L'eguaglianza si corre fianco a fianco, senza barriere. Cristiano Rollo continua il suo cammino, ogni giorno, ogni chilometro, spinto dalla stessa semplice, immensa motivazione: il desiderio di scoprire fino a dove può arrivare.

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